Un’accoglienza senza limiti (Mc 1,40-45 – VI DOM T.O. B)
Sapeva che Gesù sarebbe passato… Non aveva altre possibilità, doveva tentare. Avrebbe potuto essere la sua unica via d’uscita.
L’incubo sarebbe finito; la vita sarebbe ricominciata…
… e lui ci ha creduto, ed è andato…
Ed è stato guarito…
PRIMA PARTE – PRENDERE COSCIENZA DELLA PROPRIA LEBBRA
INTRODUZIONE E RISCALDAMENTO
Accoglienza dei partecipanti – Introduzione
- Accoglienza
- Presentazione personale
- Presentazione del tema di oggi (l’accoglienza senza condizioni).
- Metodologia e regole di partecipazione
Invocazione dello Spirito Santo
Comunicazione creativa del tema
- Presentazione di sé e sondaggio del tema con fotolinguaggio (foto che esprime qualcosa della vera accoglienza). Condivisione con modalità a invito di nome, provenienza, significato dell’immagine scelta.
- Schematizzazione simbolica della relazione – mancanza di relazione: 2 teli di colore differente che rappresentano un IO e un TU, diversi, posti simmetricamente uno di fronte all’altro… una barriera / velo in mezzo (possibilmente un telo che lascia trasparire) che distorce la visione reale dell’altro… Applicarlo anche a Dio.
- Invito a dare un titolo alla composizione e ad esprimere l’emozione/sentimento che suscita.
Dare il SIGNIFICATO legato al tema: La lebbra, oltre ad essere una malattia che faceva soffrire fisicamente, la sofferenza più grande che portava era l’emarginazione: il lebbroso era messo “fuori” dall’ambiente sociale. Il lebbroso viveva la ferita della “mancanza di accoglienza sociale”. La lebbra una barriera per la relazione e per l’accoglienza…
Gioco di ruolo per entrare nel tema: fare esperienza della propria lebbra
– Invito a camminare intorno ai teli: guardando la “barriera”… pensa quale potrebbe essere la tua lebbra, la “barriera” che ti impedisce di essere pienamente accolto dagli altri…
– Posizionare dei teli di colore differente per identificare le nostre “lebbre” (in numero minimo tanti quanti sono i partecipanti). Ciascuno è invitato ad avvicinarsi a uno dei teli (uno per telo, possibilmente un colore che possa richiamare simbolicamente la propria lebbra, ma non necessariamente).
– Invitare a prendere in mano la “propria lebbra” e a “indossarla”, ponendovicisi sotto (coprendosi totalmente, anche il volto). Invito a camminare nello spazio in questo modo, con l’immagine propria e dell’altro offuscata dal velo del telo… Esprimere l’emozione che si prova.
Emersione del bisogno – desiderio
- Far togliere il telo e porlo davanti a sé a forma di barriera
Esprimere, dopo aver vissuto queste esperienze, qual è il desiderio / bisogno rispetto al tema.
- INCONTRO CON LA PAROLA
Lettura del brano di Mc 1,40-45
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Commento (parte 1) – L’atteggiamento del lebbroso
Venne da lui:
- il lebbroso sa di aver bisogno. E’ cosciente che è un essere bisognoso di aiuto, che non basta a se stesso, che per stare bene deve uscire da se stesso e cercare FUORI DI SE’ la risposta al suo bisogno essenziale. Il lebbroso deve decentrarsi.
- Così, il lebbroso non si arrende ai fatti della vita. Non lascia che le situazioni della vita condizionino la sua libertà, e la libertà più grande è di avere ancora speranza. Nessuno, nemmeno la situazione più critica, nemmeno il tunnel che sembra senza uscita, può togliere la speranza.
- Il lebbroso allora sceglie di uscire da se stesso e di andare verso colui che lui identifica come colui che può Non può andare da chiunque: il suo bisogno non può essere soddisfatto da qualsiasi persona. La lebbra era considerata una malattia inguaribile. Il suo andare manifesta una profonda fede in un potere sovraumano. Il lebbroso riconosce in Gesù un guaritore, un uomo con poteri straordinari. La fede è il movente per questa sua iniziativa.
- Ancora, il gesto del lebbroso è un gesto azzardato: il lebbroso, per la legge, doveva starsene fuori, lontano dalla gente, lontano dalla città, e doveva far sentire la sua presenza con dei campanelli, perché tutti fossero allertati dalla sua presenza. Il lebbroso azzarda la disobbedienza alla legge: avrebbero potuto condannarlo per questo gesto. Il lebbroso corre il rischio di mettersi contro la legge, diventa fuorilegge perché tenta il tutto per tutto.
Lo supplicava in ginocchio
- 2 atteggiamenti che parlano di umiltà, di sottomissione, di riconoscere la propria situazione di inadeguatezza di fronte a colui che è più forte, potente, capace di lui.
- la supplica: è il chiedere con il cuore, chiedere con tutto se stessi, qualcosa di estremamente importante…
- lo stare in ginocchio: atteggiamento dell’adoratore, di chi riconosce nell’altro non solo un uomo ma qualcosa di divino. La legge impediva il prostrarsi ad alcuno se non a Dio solo. Il lebbroso riconosce in Gesù una presenza di Dio.
Gli diceva
- Relazione: Dio è sempre stato un Dio in dialogo. In Gesù questo dialogo si fa visibile, reale e realizzabile.
Se vuoi, puoi purificarmi
- Il lebbroso non si impone, anzi. Riconosce la libertà dell’altro – di Dio, non gli impone di essere guarito, non dimostra esigenze: “se vuoi”. L’atteggiamento di chi sa di essere nelle mani dell’altro e muove la sua volontà.
- Puoi purificarmi: la lebbra era vista come conseguenza di un peccato molto grave che la persona o qualche suo antenato aveva fatto. Il lebbroso si pone in quest’ottica religiosa: infatti non chiede di essere guarito ma di essere purificato, cioè che il suo peccato sia cancellato…
Visualizzazione guidata del brano applicata alla propria esperienza di lebbra
Invitare a sentirsi in quell’esperienza, ad occhi chiusi. Invito ad immaginare questo andare verso Gesù e questa supplica, e invitare a vedere Gesù che si commuove di fronte alla ns. lebbra. Far esprimere una emozione legata a questo incontro con Gesù e a questa accoglienza.
Condivisione a due a due con preparazione di una preghiera di “supplica” o di “ringraziamento” da presentare alla celebrazione eucaristica. Silenzio
SECONDA PARTE: GUARITI PER ANNUNCIARE
Commento della seconda parte del testo
4 Gesti che ci mostrano Gesù:
Ne ebbe compassione: compassione è patire con. Gesù patisce per la nostra infermità, per ciò che non ci piace di noi stessi e ci mette in difficoltà con gli altri.
tese la mano: Gesto dell’incontro, della stretta di mano, dell’amicizia…
lo toccò: tocca il lebbroso: non ha paura di contaminarsi. Dio non ha paura di sporcarsi con noi… con il nostro peccato…
e gli disse: “Lo voglio, sii purificato”: Gesù si mette in relazione con noi. Con i piccoli
Assumere gli atteggiamenti di Gesù.
Porre simbolicamente il telo del lebbroso e il telo di Gesù. Il lebbroso ora è la persona verso cui TU stai creando una barriera. Quella persona che ti è antipatica, o che ti ha fatto del male…
Assumi in te gli atteggiamenti di Gesù. Avvicinati, mettiti nei panni di Gesù e tendi la mano, tocca… se vuoi puoi dirgli qualcosa nel silenzio del tuo cuore (far vivere il gesto con calma)…
Alla fine riprendere:
E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato
Perché ci sia la guarigione ci deve essere un sì da parte di chi deve essere guarito e il si di Dio. Anche tra noi: per guarire dalle ferite delle relazioni bisogna che ci sia un si da parte di entrambi, un andare verso l’altro reciproci.
Commento della terza parte del testo
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: “Guarda di non dire niente a nessuno; va, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro”.
- Ci sembra strano questo atteggiamento, ma è dovuto al fatto che Gesù non vuole che si diffonda la sua identità messianica per non essere interpretato come un salvatore potente, e quindi ricercato solo per i suoi miracoli.
- Non contraddice la legge del tempo, ma invita a esserne esecutori (andare al tempio era prescritto dalla legge, perché il sacerdote doveva rendere pubblica la guarigione e riammettere il lebbroso nella vita sociale).
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.
Ma la notizia non si può bloccare, il vangelo viene proclamato. La gente ascolta la testimonianza del lebbroso anche se non ha avuto ancora il benestare del sacerdote: la testimonianza non ha bisogno di “burocrazia”, essa viene da sé.
Un uomo lebbroso è capace di far conquistare da Gesù il cuore della gente
Drammatizzazione
- Gesù
- Lebbroso
- 1 della folla
- 1 apostolo
- 1 persona che ascolta la sua testimonianza.
Partecipazione Condividere tutti i pensieri che ci vengono dopo questa esperienza: sull’accoglienza, le barriere, le emarginazioni….
PREGHIERA CONCLUSIVA
Mettere un cero al centro
Davanti al telo di Gesù, con un cero Preghiere spontanee di ringraziamento.
Concludere con il Padre Nostro.