“LE COLONNE PORTANTI DELLA VITA EVANGELICA” (Mc 1,29-39 – V Dom. T.O. B)

1. INTRODUZIONE E SENSIBILIZZAZIONE

Accoglienza dei partecipanti

  1. Accoglienza di ognuno e introduzione: “Continuiamo il nostro cammino seguendo il Vangelo di Marco, nel testo che ci viene proposto la V domenica del Tempo Ordinario”.
  • Tema: “Già la scorsa domenica abbiamo iniziato a vedere un Gesù all’opera. Marco ci mostra, come un video, un Gesù che agisce, trasforma, cambia, libera, guarisce… E in particolare oggi, guardando a Gesù, vogliamo rispecchiare la nostra vita, cercando le colonne portanti di una vita evangelica”.
  • La Metodologia. Non staremo solo seduti ad ascoltare ma vivremo questo incontro con tutto di noi stessi: non solo mente ma soprattutto cuore, immaginazione, sentimenti…
  • Regole di partecipazione: Per vivere questo incontro dobbiamo accettare delle regole di gruppo:
  • Ognuno sarà libero di eseguire le consegne, senza sentirsi costretto o condizionato dagli altri;
  • Ognuno parla in prima persona, evitando di rispondere ad altri o creare discussioni;.
  • D’altra parte, ognuno si impegna ad accogliere ciò che gli altri dicono senza giudicare, ridere o commentare;
  • Ciò che ci diremo deve rimanere solo tra noi”.

Invocazione dello Spirito Santo

  • Il facilitatore pone un cero acceso al centro: “Viviamo come sempre un momento di relazione con lo Spirito Santo. Ti invito a chiudere gli occhi e ripensare a questa giornata, alla Sua azione dentro di Te. Lui, che come questa fiamma, illumina, riscalda, purifica… dove trovi, oggi, la presenza dello Spirito nella tua vita?… Entra in dialogo, in relazione con Lui…”.
  • Concludiamo con un Gloria: Gloria al Padre…

Gioco di ruolo con associazione al tema

  • “Vi invito ora ad alzarvi e a camminare liberamente nello spazio, a un passo tranquillo… Ora potete fermarvi, chiudere gli occhi, e quando li riaprirete, al tre… sarete tutti atleti che stanno vivendo una gara di corsa, nel mezzo del percorso. 1,2,3. Ti trovi a metà del percorso, devi ancora correre, dare il meglio di te, fai l’ultimo sforzo che stai quasi arrivando… come ti senti adesso? Esprimi a voce alta l’emozione che senti…”
  • “Ora fermatevi, chiudete gli occhi, e al tre… sarete un bambino piccolo che cammina a gattoni, che ancora non riesce a stare in piedi…1,2,3. Stai tentando camminare a 4 gambe, ma é ancora difficile… non hai l’equilibrio, cerchi di sollevarti su due gambe ma cadi, ti fai male… Cosa senti adesso? Esprimi a voce alta l’emozione che senti…”.
  • “Ora fermatevi, chiudete gli occhi, e al tre… sarete un uomo con uma gamba sola, che cammina per la strada sorreggendosi alle stampelle… 1,2,3. Cerchi di camminare, fai fatica, rischi di perdere l’equilibrio… ti fermi per riprenderti, e riprovi a camminare, con fatica… Cosa senti adesso? Esprimi a voce alta l’emozione che senti…”.
  • “Ora fermatevi, chiudete gli occhi, e al tre… sarete di nuovo voi stessi in questa sala, e potrete riprendere a camminare liberamente, in una camminata introspettiva. 1,2,3.

Espressione del bisogno/desiderio

  • “Abbiamo vissuto tante esperienze… che hanno messo in gioco il nostro equilibrio fisico… abbiamo visto come è facile, bello, poter correre, e come è difficile quando nel nostro corpo non c’è equilibrio… Per la vita spirituale è lo stesso… ci sono delle colonne portanti che mi fanno stare in piedi… Devo avere più ‘gambe’ per poter stare in equilibro… Ripenso allora alla mia vita, al mio equilibrio personale, spirituale, e mi domando: Quali colonne fanno parte della mia vita? E cosa mi manca per vivere un equilibrio spirituale? Cerco di cogliere il mio bisogno, il mio desiderio e posso esprimerlo a voce alta con una parola:” Frase invito: “Per vivere un equilibrio spirituale ho bisogno di…”.
  • Dopo che tanti si sono espressi: “Ora possiamo aprire gli occhi ed accogliere la Parola di Dio, che oggi vogliono illuminarci sulle colonne portanti della vita spirituale evangelica”.

 



2. INCONTRO CON LA PAROLA

 

Lettura di Mc 1,29-39

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.

Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».

E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

 

1. VIVERE IN RELAZIONE

Commento con schematizzazione simbolica: cerchi di relazione

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni.

“Gesù ha appena compiuto un miracolo, di liberazione, liberando l’uomo indemoniato, e la parola sottolinea di Gesù la sua prontezza: non si ritira, non si gloria del miracolo avvenuto, ma subito continua nella vita, nella relazione, in particolare nella relazione con i primi quattro chiamati. E questa relazione è una relazione che non si chiude mai, ma sempre aperta, sempre pronta ad accogliere altri….

Poniamo allora Gesù qui al centro (telo rosso): Egli è appena stato il protagonista… ma subito si attornia di altri (porre intorno a Gesù 4 teli diversi indicando i 4 discepoli): Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni. Relazione di amicizia, di comunione, perché va nella casa di Pietro, e casa – cibo indica relazione, comunione.

Ma subito si apre ad altri: e poniamo qui, ancora in un cerchio che immaginiamo più esterno, la suocera di Pietro (porre un telo rosa più esterno rispetto ai 4 discepoli): sono i discepoli stessi che parlano a Gesù di lei, e quindi sono i discepoli stessi che ‘aprono’ la relazione ad altri. Gesù si mette in relazione anche con lei, con prontezza, guarendola, e lei entra in questa relazione ponendosi a servizio.

E alla fine Marco ci mostra ancora un altro cerchio: quello della gente esterna, della gente che ha bisogno di cura… e poniamo qui, in un cerchio ancora più esterno, la gente malata che cerca cura (porre alcuni teli più scuri in un cerchio ancora più esterno).

Ma non è finita qui: perché il Vangelo si conclude con questa scena: E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. Gesù non si ferma a tutta la moltitudine che viene a lui, ma lui stesso va, va oltre (prendere il telo di Gesù e, visivamente, mostrare Gesù che cammina ‘andando oltre’ tutti questi cerchi, raggiungendo un cerchio ancora più esterno). Si mette in relazione con chi è fuori, ancora più fuori, ancora più lontano… fino a raggiungere il mondo intero, se vogliamo… E sappiamo che alla fine della storia Gesù darà questa indicazione ai discepoli: Andate fino ai confini del mondo….

Gesù…. relazioni vere che non chiudono”…

Rispecchiamento attraverso la visualizzazione delle relazioni

“Ti invito ora a chiudere gli occhi… e a far passare, ora, nella tua mente, le tue relazioni… le tue relazioni sono aperte o chiuse? Ti fermi ai ‘tuoi’, ai ‘vicini’, o sei capace di entrare in azione, in relazione, anche con altri…?”.

Statua corporea

“A partire da questa tua riflessione interiore, ti chiedo di pensare a come è il tuo modo di vivere la relazione… e ti chiedo di esprimerlo con il tuo corpo. Al 3, tutti contemporaneamente, rimanendo con gli occhi chiusi, possiamo esprimere con il nostro corpo la nostra relazione, aperta o chiusa… 1,2,3.

Potete rimanere con gli occhi chiusi e nella statua che avete creato… adesso passerò vicino a voi, e quando toccherà la vostra spalla potrete esprimere una parola che associate a questo momento” (il facilitatore passa possibilmente in tutti).

Adesso al 3 potrete sciogliere la statua e aprire gli occhi: 1,2,3”.

Alla fine il facilitatore ritira tutti i teli, lasciando al centro solo il telo rosso di Gesù.



2. VIVERE IN PREGHIERA

Commento con schematizzazione della scena

“Al di là di tutte le relazioni, però, Gesù ci mostra la Relazione per eccellenza, quella che mai deve venir meno: la relazione con il Padre: Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava (porre un telo azzurro davanti al telo di Gesù). Per quanto siano tante e importanti tutte le altre relazioni, la relazione prioritaria, quella che dà avvio alla giornata di Gesù, è la relazione di preghiera”.

Rispecchiamento con domande interiori e associazione

“Vi invito ora ad alzarvi, e a camminare intorno a questo simbolo centrale, di relazione tra Gesù e il Padre, e a chiedervi: a che punto é la mia relazione con il Padre, nella preghiera…? Vi invito a associare alla vostra relazione di preghiera una immagine, una parola, una metafora, un colore… e ad esprimerla liberamente… Frase-invito: La mia relazione di preghiera è… è come…

Disegno

“Vi invito ora a prendere un foglio e a disegnare questa immagine che avete pensato, ad esprimere attraverso un disegno questa vostra relazione”

Lasciare un tempo per questo, con una musica di fondo. Alla fine, tutti condividono il disegno e l’emozione che hanno sperimentato nel farlo.

3. VIVERE IN MISSIONE

Commento con schematizzazione simbolica

“Che cosa ha rivelato, il Padre, a Gesù mentre stava in preghiera? Non c’è scritto nel vangelo, ma possiamo intuirlo dalle parole di Gesù, che abbiamo già sottolineato prima: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». La relazione con il Padre gli rivela la sua vera missione, che non è solo curare, ma é annunciare, predicare l’amore di Dio: per questo sono venuto. La relazione con Dio svela la missione… E tu, quale rivelazione hai ricevuto da Dio, nella preghiera?

Immaginazione facilitata

“Vi invito ora a scegliere una posizione comoda, seduti o sdraiati… chiudiamo gli occhi e iniziamo a respirare molto lentamente… Ad ogni espirazione scendiamo sempre più dentro di noi, verso il centro, il cuore di noi stessi, là dove lo Spirito Santo abbraccia la nostra anima.. nella fonte dell’amore in noi, nel luogo della verità di noi stessi. In questo luogo di verità, ti invito a ripensare a quanto abbiamo vissuto, a questa storia di Gesù che Marco ci racconta: un Gesù in relazione, un Gesù in azione, un Gesù in preghiera, un Gesù in missione… Ripensa ora alla tua vita, alle tue relazioni e alla relazione con Dio… Chiedi, nel profondo del tuo cuore, che lo Spirito Santo ti indichi qual è la strada che devi percorrere, per rispondere alla chiamata di Dio, al suo progetto… Lascia ora che lo Spirito Santo suggerisca una o più immagini, lasciale  emergere dentro di te, che mostrano la missione che Dio ha pensato per te… può essere una immagine simbolica, o un fatto reale della tua vita… attendi senza fretta, senza giudicare, ma accogli ogni immagine per ciò che è e per l’emozione che ti trasmette. E quando hai colto l’immagine che maggiormente risuona in te, concentrati su di essa, gustando e assaporando l’emozione che l’accompagna… Poi, quando te la senti, riapri gli occhi, senza fretta”.

Condivisione

Ciascuno condivide l’immagine e l’emozione sperimentata

 

 



3. PREGHIERA CONCLUSIVA

 

Ambiente

Lasciar al centro il telo di Gesù con il Padre e porre in mezzo ad essi il cero acceso, che all’inizio ha rappresentato simbolicamente lo Spirito Santo.

“Simbolicamente rappresentiamo qui la Trinità… dall’amore del Padre e del Figlio sgorga la terza Persona, lo Spirito, che è l’Amore dei Due… Guardando a questa Relazione, comprendiamo ancora di più queste tre colonne portanti della vita evangelica: vivere nella relazione, vivere nella preghiera, vivere nella missione… perché la Trinità ci mostra tutto questo. Gesù, con il Padre, nello Spirito, ha vissuto tutto questo…”.

Preghiera spontanea con simbolo vissuto

“Davanti alla Relazione per eccellenza, la Relazione Trinitaria, possiamo ora consegnare la nostra relazione personale con Dio, attraverso il disegno che abbiamo fatto prima. Possiamo, liberamente, porre il nostro disegno dentro questa relazione e, contemporaneamente, se ce la sentiamo, possiamo esprimere una preghiera, una lode, un grazie, un’invocazione…”

Lasciare tempo perché chi desidera possa vivere il gesto.

Concludere con la preghiera del Padre nostro

Alla fine, chiedere una parola sintesi dell’incontro.

 

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