Paradigma della vita (Lc 4,21-30 ) (IV Dom T.O. C)

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.



Introduzione

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Il brano che ci viene offerto oggi forma un unico episodio con quanto proposto la scorsa settimana, nei vv. 16-20 di questo capitolo. Se ci ricordiamo, il vangelo narrava il discorso “programmatico” di Gesù nella sinagoga. Gesù, invitato a leggere la Scrittura, proclama il passo del profeta Isaia, al capitolo 61 e, come abbiamo letto di nuovo anche oggi, davanti all’assemblea rivolta in attesa verso di lui, ne proclama l’ “adempimento”: in Gesù presente accade l’oggi della salvezza. Gesù attua le promesse divine annunciate dai profeti; in particolare questo accadrà nell’oggi decisivo della sua morte in croce (Lc 23,43)

Oggi allora guardiamo alla seconda parte di questo fatto, cioè a cosa accade dopo questa proclamazione.

Vorrei sintetizzare quanto vedremo con tre colori diversi, per rappresentare l’escalation che si realizza in questo momento (porre i tre teli uno vicino all’altro così come vengono presentati, come formando una strada).

  1. Tutti erano meravigliati (colore rosa)
  2. Cominciano a disprezzarlo (colore viola chiaro)
  3. Lo vogliono linciare (colore scuro)

In pochi istanti, in poche battute, avviene un cambiamento radicale. Luca non ci spiega tutti i dettagli e il perché di questo cambiamento totale, ma certamente il suo racconto vuole raggiungere due obiettivi che fanno parte del suo vangelo:

  • Adombrare la vita di Gesù con il mistero della Croce e del rifiuto da parte dei Giudei: ciò che accade qui, all’inizio, sarà in realtà quanto succederà durante tutta la sua vita
  • Annunciare la missione universale della Chiesa tra i pagani: questo, vedremo durante tutto quest’anno, in realtà è una delle linee di lettura del Vangelo di Luca.

Iniziamo allora ad approfondire queste tappe progressive.



1. Meraviglia

Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca

Meraviglia e stupore si riferiscono a qualcosa di bello, di piacevole, di positivo… la gente giudica come buono ciò che Gesù sta dicendo.

Luca esagera: dice tutti. Per evidenziare il successivo passaggio al negativo, Luca sottolinea il positivo. Oltre ad essere meravigliati, il dare testimonianza richiama una esperienza personale: ciascuno di loro aveva percepito, interiormente, la bontà delle parole di Gesù, la loro veracità. Interiormente, sentivano che Gesù diceva il vero. La causa della meraviglia e della testimonianza erano le PAROLE DI GRAZIA che uscivano dalla sua bocca: un discorso carismatico, in cui si sentiva l’azione dello spirito di Profezia.

Vorrei allora porre qui, al centro di questo telo rosa, la Bibbia, come simbolo della Parola che aveva letto Gesù, presa dall’AT, e di quella che Gesù aveva detto, che entrerà nel NT. Parola che è viva, oggi, anche per noi.

 

RISPECCHIAMENTO:

Vorrei fermarmi un momento con voi davanti a questo simbolo. Anche noi ascoltiamo Gesù, non solo una volta, ma tante… Ogni domenica durante la liturgia, ma forse anche nei gruppi che frequentiamo, o forse anche la riceviamo da soli, nelle nostre case… Quanto questa Parola ci meraviglia e ci fa rendere testimonianza? Quanto, cioè, la percepiamo come qualcosa che ci tocca nel profondo, che ci scalda il cuore?



 

2. Disprezzo

a. Provocazione

e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?».

Mc era stato più forte “Non è costui l’artigiano?”. Lc lo chiama “figlio di Giuseppe”, per attenuare la definizione. Dopo la meraviglia, comincia a nascere l’invidia: non è costui di quella famiglia, di condizioni umili, di lavoro umile… come fa ad insegnarci? Chi pretende di essere? Da subito, c’è il rifiuto di una teologia che mostra un Dio che passa per l’umiltà… e Lc, sappiamo, sottolinea nel suo vangelo questo volto di Dio: Dio è il “salvatore dei poveri”, come annuncia l’angelo ai pastori, un Dio “che guarda l’umiltà della sua serva”, come aveva proclamato Maria ancora 30 anni prima… Questo Dio non è accetto.

Voglio simbolizzare questa non accettazione ponendo, al centro del telo viola, una pietra. Simbolo del cuore duro e della mente dura, cioè di chi non vuole aprirsi alla novità che gli viene proposta, perché irrigidito nei propri preconcetti…

RISPECCHIAMENTO:

Ed ecco un altro motivo di rispecchiamento per noi. Come accogliamo la novità di Dio, di un Dio che a volte passa per cammini inattesi e non risponde ai nostri criteri e alle nostre aspettative? E’ accaduto anche a te di rifiutare un Dio che si presentava diverso da come te lo eri costruito?

b. Due proverbi: allusione alla croce

Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria.

Alla provocazione, Gesù risponde con due proverbi:

 

  1. MEDICO CURA TE STESSO.

– Questo proverbio presuppone che Gesù abbia già operato miracoli, a Cafarnao (come racconta Marco): i suoi compatrioti lo sfidano a farli anche li, nella sua patria.

– Questa “sfida” in realtà anticipa la sfida che gli sarà fatta sotto la croce: “Ha salvato altri, salvi se stesso se egli è il Cristo di Dio” “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso… (Lc 23,36-37)

 

  1. NESSUN PROFETA È ACCETTO NELLA SUA PATRIA

– Con questo secondo proverbio Gesù già si riferisce alla sua morte, la sorte riservata ai profeti.

Voglio rappresentare, allora, la risposta di Gesù con una croce. Il cuore duro, la testa dura, che non accoglie la novità, porterà nel suo culmine là, alla croce.

 

RISPECCHIAMENTO:

E davanti a questa croce, ecco per noi un altro rispecchiamento, questa volta guardando alla nostra vita, al nostro essere cristiani. Forse anche noi non ci siamo sentiti capiti, o siamo stati sfidati dagli altri, davanti alla nostra fede… La risposta, a ogni provocazione, ad ogni sfida, è questa: la croce… Quanto sono capace di accogliere questa sfida nella mia vita, di accogliere la croce?

c. La scelta dei pagani

Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

Gesù cita l’A.T.:

– 1 Re 17,7ss, l’episodio della vedova di Sarepta

– 2 Re 5,1ss, l’episodio di Naaman il Siro

La durezza del cuore dei suoi compatrioti, che sarà una costante nella storia di Gesù, gli farà comprendere, a poco a poco, la sua missione universale. Lc pone questo all’inizio del vangelo, ma sappiamo che in Gesù questa coscienza è venuta nel tempo. In Lc sta già nel suo discorso programmatico.

La chiesa, che segue Gesù, e a cui Luca scrive, è invitata anch’essa a rivolgersi “ai pagani”, ossia andare “fuori” a cercare i lontani.

Vorrei rappresentare questa chiamata, questa coscienza, con un paio di sandali, che pongo sul telo viola.

 

RISPECCHIAMENTO:

L’esperienza di Gesù mi dice che, di fronte alle difficoltà, non posso rimanere fermo, bloccarmi, ma devo andare oltre, devo andare al di là. Perché tanti aspettano. Quanto, nella mia vita, riesco a vivere questo andare oltre?



3. Tentativo di linciaggio

All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù.

Ecco al termine dell’escalation. Dalla meraviglia/stupore al tentativo di linciaggio… Perché?

Ancora una volta, il rifiuto di una teologia diversa. La salvezza delle genti ossia dei pagani andava contro il messianismo che stavano aspettando, dove si attendeva l’instaurazione del regno dei giudei che avrebbe dominato sulle nazioni pagane. Ciò che Gesù sta dicendo non è solo una idea, ma qualcosa che va a toccare profondamente la loro fede, la loro coscienza di essere popolo eletto, la propria identità di popolo ma anche personale, perché ciò che era del popolo era anche personale, in quella cultura…

Di nuovo Lc esagera: tutti. Ma lo fa proprio per sottolineare, come dicevamo prima, il passaggio dal positivo al negativo. Altre volte abbiamo sottolineato come il termine sdegno, nella cultura, era il termine usato per descrivere il sentimento dei profeti di fronte all’ingiustizia. Quello che i presenti sentono è di stare di fronte a un’ingiustizia: un Dio che salva tutti e non tiene presente dei “suoi”. Un po’ come la parabola dei lavoratori dell’ultima ora di Matteo.

Dove si trova questo luogo del precipizio? Tradizionalmente, a 2,5 km a sud di Nazareth. Questo fa sospettare che era troppo distante per essere il luogo del linciaggio: è troppo lontano… Diversi esegeti sottolineano come Lc in realtà voglia, con questo, trasmettere un messaggio: il profeta viene sospinto fuori dalle mura della città, inteso come luogo di maledizione, prefigurazione della crocifissione di Gesù fuori le mura di Gerusalemme.

Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

E misteriosamente Gesù scompare… Di fronte ad una folla in cui tutti lo vogliono linciare, riesce a passare tranquillamente in mezzo a loro… Anche qui, cogliamo qualche spunto di meditazione.

Passa in mezzo a loro. Gesù non sfugge “volando”, usando i suoi poteri straordinari, ma passa in mezzo a loro. Ancora una volta, accoglie e vive l’incarnazione. Ma, allo stesso tempo, non gli fanno niente, come mai? Sappiamo che Gesù trasmette una autorità, per il suo modo e per il suo insegnamento. Probabilmente questa stessa autorità lo protegge, gli forma come uno scudo protettivo. Lo vogliono far fuori, ma non gli fanno niente e lo lasciano passare…

Ma d’altra parte sappiamo che Gesù non poteva morire là. Il suo luogo sarà Gerusalemme… Morire come profeta nella città centro della religiosità del suo popolo.

Ed è molto bella e parlante la descrizione: si mise in cammino. Quasi a dire che da lì inizia una storia, un percorso… che avrà il suo culmine proprio là, in Gerusalemme. E, a partire da quel momento, Luca scriverà il racconto di questo viaggio che ha come obiettivo e centro Gerusalemme.

E voglio indicare questo, simbolicamente, ponendo un telo a forma di strada tortuosa che parte dal telo scuro… a rappresentare che, da quel momento buio, negativo, inizia un cammino. Ossia Gesù non si ferma, non si blocca neanche davanti al tentativo di ucciderlo. Va avanti, cammina, continua cercando la volontà di Dio…

RISPECCHIAMENTO:

Ancora una volta, un rispecchiamento per noi. Perché credo che a tutti noi questo telo scuro faccia paura… Innanzitutto, potremmo chiederci: cosa rappresenta, per te, nella tua vita, questo telo scuro? Quale momento della tua vita in cui hai sentito vicina la “morte”, forse non la morte “fisica” ma la morte spirituale, psicologica… E ti ha bloccato, o ti ha portato ad iniziare un nuovo cammino? E come lo stai vivendo?



Conclusione

Eccoci alla fine, allora, del nostro percorso. Un percorso che è simbolizzato da questa scultura che, come abbiamo detto poc’anzi, in realtà non finisce perché c’è un cammino, da percorrere.

Vorrei concludere ponendo un ultimo simbolo, che vorrei porre lontano, a conclusione di questo cammino, indicandone l’obiettivo e allo stesso tempo la sua conclusione: una croce. Questa volta un po’ più grande della prima, perché ne rappresenta, in fondo, il compimento.

Siamo appena all’inizio del Vangelo di Luca, all’inizio dell’Anno Liturgico che ci porterà fino a li, sotto quella croce, dove si realizzerà in pienezza quell’oggi della Salvezza. Sulla croce, la promessa del paradiso al ladrone pentito… promessa del paradiso per tutti, squarcio di cielo aperto…

Allora vorrei che concludessimo guardando a questa scultura nella sua globalità, come paradigma della mia, nostra vita, di cristiani, si, ma anzitutto di uomini e donne, perché il cristiano è l’umano in pienezza… Allora, la vita può iniziare in rosa, in un clima tranquillo e festoso, dove, anche cristianamente, viviamo la bellezza di un incontro con Dio e con la sua Parola… Ma il rosa è solo l’inizio. Probabilmente per darci la forza poi di affrontare il resto. Che è cuore duro, croce, cammino, perdita, sconfitta ma sempre con la possibilità di andare avanti… Sapendo che il punto finale è quella croce…

RISPECCHIAMENTO:

Allora, guardando a questa scultura, nella sua interezza: dove ti trovi, oggi?

 



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