Mc 13,33-37 – I DOM AVVENTO B


“LIBERI PER ATTENDERE”

1. INTRODUZIONE E SENSIBILIZZAZIONE

 

Accoglienza dei partecipanti

  1. Accoglienza di ognuno e introduzione: “Iniziamo oggi un nuovo anno liturgico (entriamo nell’anno B, caratterizzato dal vangelo di Marco), e iniziamo anche un nuovo cammino, che ci preparerà a vivere il Natale. Siamo nel tempo di Avvento, tempo di preparazione, di attesa, di speranza”.
  • Tema: “Oggi il tema del nostro incontro sarà LIBERI PER ATTENDERE. Sottolineeremo il tema della libertà, che questo tempo ci pone dinanzi”.
  • La Metodologia. Non staremo solo seduti ad ascoltare ma vivremo questo incontro con tutto di noi stessi: non solo mente ma soprattutto cuore, immaginazione, sentimenti…
  • Regole di partecipazione: Per vivere questo incontro dobbiamo accettare delle regole di gruppo:
  • Ognuno sarà libero di eseguire le consegne, senza sentirsi costretto o condizionato dagli altri;
  • Ognuno parla in prima persona, evitando di rispondere ad altri o creare discussioni;.
  • D’altra parte, ognuno si impegna ad accogliere ciò che gli altri dicono senza giudicare, ridere o commentare;
  • Ciò che ci diremo deve rimanere solo tra noi”.

Invocazione dello Spirito Santo

  • Il facilitatore pone un cero acceso al centro (o accende la prima candela della Corona di Avvento, se c’è, in caso introducendola): “Iniziamo con un momento di interiorizzazione e di incontro con lo Spirito Santo… San Paolo dice Dove c’è Spirito c’è libertà. Lo Spirito non ci forza, non si impone… è presente in noi, come guida, come luce nel cammino, ma non ci impone di seguirlo né di ascoltarlo… Ti chiedo in questo momento di chiudere gli occhi e di incontrare, nel silenzio del tuo cuore, lo Spirito di Dio che abita in te, per il sacramento del battesimo che hai ricevuto… Ripensa alla tua giornata e cogli se, in qualche momento, lo Spirito oggi ti ha suggerito, ti ha guidato… come tu hai risposto? Mettiti ora in relazione con Lui, accogli ancora una volta, nella libertà, la Sua presenza in te…”.
  • Concludiamo con un Gloria: Gloria al Padre…

Presentazione con espressione di un’associazione al Tempo di Avvento

  • “In questo inizio può darsi che non tutti ci conosciamo, ma tutti, anche quelli che si conoscono, oggi sono un po’ nuovi. Si usa il proverbio anno nuovo, vita nuova. Iniziamo un nuovo anno, “spirituale”… qual è la vita nuova che desideriamo vivere? In particolare, possiamo esprimere un desiderio per questo nuovo anno e, in particolare, per questo nuovo tempo, tempo di Avvento, che comincia” (tutti si esprimono, nel senso del cerchio).

Fotolinguaggio con associazione al tema

  • “Adesso entriamo nel tema di oggi: la libertà. Pongo adesso in mezzo a noi delle foto, sono foto varie (di persone, relazioni, simboli, paesaggi…)… Vi invito ad alzarvi e a girare intorno a queste foto (musica di fondo) e a lasciarvi attrarre da una foto che vi dice qualcosa della libertà. Non pensate prima e cercate, ma lasciate che le immagini stesse vi parlino”.
  • (Dopo che tutti hanno fatto almeno un giro) “Adesso, sapendo che una stessa foto può essere scelta per più persone, potete prendere la foto e sedervi. Se qualcuno prende la foto che avete scelto, andate a sedervi ugualmente e poi ve la farete prestare”.
  • (Dopo che tutti sono seduti: chiedere di condividere, a giro, la caratteristica della libertà attraverso la foto)

Espressione del bisogno/desiderio

  • “Adesso che abbiamo sentito e visto varie espressioni sulla libertà, possiamo chiudere gli occhi e pensare alla nostra vita. Mi sento libero? Come uso la mia libertà? Cerco nel mio cuore il bisogno, o il desiderio più forte, per crescere nel saper gestire la mia libertà. Con una parola sintesi, esprimiamo il nostro bisogno rispetto alla libertà”.
  • Dopo che tanti si sono espressi: “Ora possiamo aprire gli occhi; ritiriamo le foto e accogliamo la Parola di Dio”.

2. INCONTRO CON LA PAROLA

 

Lettura di Mc 13,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

1. Avvento, tempo di grazia, kairos che non si impone ma lascia liberi

Commento con schematizzazione della scena

“La Parola ci pone davanti ad un uomo (schematizzarlo con un telo dorato) che è presentato con tre caratteristiche:

  • è un padrone di casa (ha servi a suo servizio)
  • vive nella fiducia (lascia tutto ai suoi servi…)
  • viaggia, non rimane fermo nella sua casa, ma può sceglie di partire e di tornare quando vuole… (va lontano ma non si sa quando torna…)

Guardando queste tre caratteristiche, possiamo renderci subito conto che si tratta di un uomo LIBERO:

  • libero perchè non è servo di nessuno (ma ha servi…)
  • libero dalla paura dell’altro, dall’attaccamento alle cose… ha fiducia nell’altro
  • libero di decidere cosa fare.

Gesù paragona quest’uomo al MOMENTO IMPORTANTE, al KAIROS (momento opportuno, riferito per noi al tempo di avvento): questo momento è come un uomo…

Il momento del KAIROS è il grande momento della LIBERTA’. Il KAIROS non si impone ma si propone, lasciandoti libero. Nasce dalla LIBERTA’ DI DIO che si propone alla LIBERTA’ DELL’UOMO. Come quest’uomo che, libero, lascia gli altri liberi…”

Simbolo vissuto

“Questo MOMENTO, questo KAIROS per noi è il tempo di avvento che stiamo iniziando… Questo telo dorato allora oggi può rappresentare per noi questo momento di grazia che sta arrivando… Posso accoglierlo, viverlo, o rifiutarlo… E’ un momento che nasce dalla libertà di Dio che si propone alla libertà dell’uomo.

Cosa desidero fare ora davanti a questa proposta?

Ora passeremo tra noi questo telo… simbolo dell’Avvento che si sta proponendo a noi… Ce lo passiamo, ossia ciascuno lo riceverà, perché Dio, nella sua libertà, si propone a TUTTI, nessuno escluso… ma sta a ciascuno accoglierlo.

Allora, ricevendo questo simbolo, ciascuno può farne quello che vuole, con autenticità. Accoglierlo, abbracciarlo, baciarlo, avvolgersi in lui… o anche semplicemente passarlo, non accoglierlo personalmente. Ciascuno è libero.

Il facilitatore vive per primo il gesto. Poi passa il telo a chi sta vicino a lui. Mettere una musica di fondo che può essere anche un canto di preghiera, cosi che ciascuno possa sentirsi coinvolto nel tempo in cui il simbolo passa agli altri.

Dopo che tutti hanno ricevuto il telo, questo viene posto di nuovo al centro.

2. Esperienza di libertà

Commento con schematizzazione della scena (gruppi contrapposti)

“La Parola ci dice che quest’uomo parte dopo aver ‘dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito’.

Allora abbiamo qui (porre i due teli di ciascuno compito uno di fronte all’altro, per creare i gruppi contrapposti):

  • due servi che hanno ricevuto il compito di tenere pulita la casa (teli grigi)
  • due servi che hanno ricevuto il compito di dare da mangiare agli animali (teli gialli)
  • due servi che hanno ricevuto il compito di innaffiare l’orto e il giardino (teli verdi)
  • due servi che hanno ricevuto il compito di preparare i pasti per tutti i servi della casa (teli marrone)

Ciascuno riceve il proprio compito, con un potere… ciascuno però rimane libero di eseguirlo, e di usare di questo potere, perché non c’è il padrone di casa a controllarlo…

Immaginiamo allora che i servi che sono in questo lato destro siano i servi che rimangono fedeli al compito ricevuto, da questo lato invece i servi che approfittano dell’assenza per non fare il proprio dovere. Poniamo una linea centrale per dividere questi due gruppi, ben differenziati”.

Qui a lato, infine, poniamo un uomo di oggi, che alla fine darà il suo parere su tutto quello che ha ascoltato, attraverso un soliloquio (porre un altro telo, fuori dai due gruppi ma in mezzo a loro).

Drammatizzazione dei gruppi

“Invito allora 4 persone a porsi nei panni di questi 4 servi fedeli e 4 a porsi nei panni di questi 4 servi infedeli (…), e 1 in questo ruolo di ascolto e giudizio. Potete ora indossare il telo e chiudere gli occhi, e al tre voi non sarete più voi stessi ma questi servi, e potrete cominciare tra voi una discussione sostenendo ciascuno la propria libera scelta, dando le proprie motivazioni di questa scelta. 1,2,3”.

Aiutare il gruppo a creare la discussione tra loro. Eventualmente bloccare la scena e permettere a chi sta fuori di fare degli specchi. Dopo che sono stati approfonditi vari aspetti, si interrompe chiedendo di chiudere gli occhi e di uscire dal ruolo, dopodiché devono invertire i gruppi e ripetere la dinamica

Soliloquio dell’uomo d’oggi

Alla fine la persona che ha ascoltato esprime il suo punto di vista attraverso un soliloquio. Eventualmente, altri possono fare il suo doppio facendo esprimere altri aspetti.

Alla fine, disfare la scena.

Rispecchiamento attraverso un disegno

“Abbiamo ascoltato le ragioni dell’uno o dell’altro. Di chi è fedele e di chi è infedele. La libertà permette che esistano entrambi. Ora vi chiedo, a partire da tutto questo, di pensare alla vostra vita… Potete chiudere gli occhi, e vi invito a far emergere alla memoria una situazione della vostra vita dove vi siete trovati veramente liberi di scegliere… Cosa avete scelto? Come vi siete sentiti? Di fronte all’esperienza della libertà cosa avete provato? Quale potere avevate?”

“Adesso vi invito a rappresentare, attraverso un disegno, la vostra esperienza di libertà. Può essere un disegno simbolico, quello che vi sembra rappresenti di più la libertà, per voi”

Consegnare fogli e pastelli per disegnare. Mentre disegnano, mettere una musica creativa di fondo. Quando molti hanno finito, avvisare di porre anche un titolo al proprio disegno.

Condivisione

Ciascuno, a giro, condivide il proprio disegno, il titolo, e l’emozione che ha sperimentato nel disegnarlo.

3. Vigilare

Commento

“La Parola del Vangelo ci pone infine davanti ad un ultimo personaggio, che sembra il personaggio più importante: il portiere (porre un telo per rappresentarlo). Il padrone ‘ha ordinato al portiere di vegliare’.  E’ interessante vedere la differenza: hai servi ha dato il potere, al portiere ha ordinato.

Il portiere allora sembra privato della libertà, ha ricevuto un ordine. E quest’ordine è lo stesso che Gesù dice a tutti: vegliate: ‘Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!’». E da anche la motivazione: ‘Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati’. Sarebbe quindi un grande problema che il padrone trovi il portiere addormentato!

Ma ragioniamo un pochino: come può fare il portiere ad essere sveglio alla sera, a mezzanotte, al canto del gallo e al mattino, sempre? Può essere una cosa possibile? Sarà che questo padrone è ‘fuori di senno’ chiedendo al portiere di rimanere sveglio la vita intera? C’è qualcosa che non quadra… Cosa significa Vegliare veramente? E’ solo questione di sonno?”

Scrive Pe. Ermes Ronchi: ‘Il rischio è vivere una vita addormentata: che non giunga l’atteso all’improvviso trovandovi addormentati (Marco 13,36). Il Vangelo ci consegna una vocazione al risveglio, perché «senza risveglio, non si può sognare» (R. Benigni). Rischio quotidiano è una vita dormiente, incapace di cogliere arrivi ed inizi, albe e sorgenti; di vedere l’esistenza come una madre in attesa, gravida di luce; una vita distratta e senza attenzione ’”.

Allora non viene chiesto di non dormire, ma di vivere nel risveglio. Capace, giorno dopo giorno, di vedere gli altri, se stesso, il mondo, chi viene e chi va, con occhi nuovi e di speranza, capaci di sognare. Senza risveglio non c’è sogno… Il portiere vigilante è quello che è capace di attesa e attenzione, che non dà nulla per scontato, che sa vedere nel quotidiano il nuovo che entra nella storia…”

Schematizzazione simbolica

“A chi ci viene chiesto, oggi, di dare attenzione, di vedere con occhi nuovi? P. Ermes ci offre alcuni spunti (schematizzare con dei teli)

  • «Attenti alle persone (telo azzurro), alle loro parole, ai loro silenzi, alle domande mute, ad ogni offerta di tenerezza, alla bellezza del loro essere vite incinte di Dio.
  • Attenti al mondo (telo verde), nostro pianeta barbaro e magnifico, alle sue creature più piccole e indispensabili: l’acqua, l’aria, le piante.
  • Attenti a ciò che accade nel cuore (telo rosso),
  • Attenti a ciò che accade nel piccolo spazio di realtà in cui mi muovo (telo marrone)»”

Scelta dell’ambiente in cui ci sentiamo più “addormentati”

“Vi invito ora, in questo inizio di avvento, a pensare qual è l’ambiente, tra questi, dove ci sentiamo più addormentati. Dove oggi non poniamo attenzione, dove non siamo in attesa di cambiamenti, dove non sogniamo o non sogniamo più… Vi invito ad alzarvi e a porvi vicino al telo che lo rappresenta”.

Breve condivisione

“Nei vari ambiti dove vi siete posti, potete vivere un momento di condivisione su come potreste fare per crescere nell’attenzione, in questo sguardo di speranza. Quale impegno potrebbe aiutarvi ad essere là più presenti” (lasciare qualche minuto per la condivisione).

3. PREGHIERA CONCLUSIVA

 

Ambiente

Mentre i gruppi stanno condividendo, porre al centro una immagine di Gesù e la candela accesa. Dopo la condivisione si introduce:

“Adesso concludiamo il nostro incontro portando tutto nella preghiera. Ma possiamo farlo proprio a partire dai 4 gruppi che abbiamo creato. Ciascun gruppo è invitato, ora, a porre quell’ambito particolare davanti al Signore, sia perché il Signore, venendo, possa riempire di grazia quell’ambiente ma anche perché apra i nostri cuori a vederlo con occhi nuovi”.

Simbolo vissuto

“Invito allora ogni gruppo a portare davanti a Gesù questo simbolo, e a fare una preghiera spontanea”

Lasciare tempo per vivere il gesto.

Preghiere spontanee

“Ciascuno può, adesso, liberamente, a conclusione di questo incontro, rivolgere a Dio una preghiera, un grazie, una richiesta…”

Concludere con la preghiera del Padre nostro

Alla fine, chiedere una parola sintesi dell’incontro.

 


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  1. Ermes Ronchi

Avvento, tempo di attesa e attenzione: Dio si fa più vicino

 

Se tu squarciassi i cieli e discendessi! (Is 63,19). Il profeta apre l’Avvento come un maestro del desiderio e dell’attesa; Gesù riempie l’attesa di attenzione.

Attesa e attenzione, i due nomi dell’Avvento, hanno al medesima radice: tendere a, rivolgere mente e cuore verso qualcosa, che manca e che si fa vicino e cresce. Sono le madri quelle che conoscono a fondo l’attesa, che la imparano nei nove mesi che il loro ventre lievita di vita nuova. Attendere è l’infinito del verbo amare.

Avvento è un tempo di incamminati: tutto si fa più vicino, Dio a noi, noi agli altri, io a me stesso. In cui si abbreviano distanze: tra cielo e terra, tra uomo e uomo, e si avviano percorsi.

Nel Vangelo di oggi il padrone se ne va e lascia tutto in mano ai suoi servi, a ciascuno il suo compito (Marco 13,34). Una costante di molte parabole, dove Gesù racconta il volto di un Dio che mette il mondo nelle nostre mani, che affida le sue creature all’intelligenza fedele e alla tenerezza combattiva dell’uomo.
Ma un doppio rischio preme su di noi.

  • Il primo, dice Isaia, è quello del cuore duro: perché lasci indurire il nostro cuore lontano da te? (Is 63,17). La durezza del cuore è la malattia che Gesù teme di più, la “sclerocardìa” che combatte nei farisei, che intende con tutto se stesso curare e guarire. Che san Massimo il Confessore converte così «chi ha il cuore dolce sarà perdonato».
  • Il secondo rischio è vivere una vita addormentata: che non giunga l’atteso all’improvviso trovandovi addormentati (Marco 13,36). Il Vangelo ci consegna una vocazione al risveglio, perché «senza risveglio, non si può sognare» (R. Benigni).

Rischio quotidiano è una vita dormiente, incapace di cogliere arrivi ed inizi, albe e sorgenti; di vedere l’esistenza come una madre in attesa, gravida di luce; una vita distratta e senza attenzione.

Vivere attenti. Ma a che cosa?

  • Attenti alle persone, alle loro parole, ai loro silenzi, alle domande mute, ad ogni offerta di tenerezza, alla bellezza del loro essere vite incinte di Dio.
  • Attenti al mondo, nostro pianeta barbaro e magnifico, alle sue creature più piccole e indispensabili: l’acqua, l’aria, le piante.
  • Attenti a ciò che accade nel cuore e nel piccolo spazio di realtà in cui mi muovo.

Noi siamo argilla nelle tue mani. Tu sei colui che ci dà forma (Isaia 64,7). Il profeta invita a percepire il calore, il vigore, la carezza delle mani di Dio che ogni giorno, in una creazione instancabile, ci plasma e ci dà forma; che non ci butta mai via, se il nostro vaso riesce male, ma ci rimette di nuovo sul tornio del vasaio. Con una fiducia che io tante volte ho tradito, che Lui ogni volta ha rilanciato in avanti.

 

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